venerdì 24 gennaio 2014

basco a maglia legaccio

http://blog.leiweb.it/hobby-e-casa/2009/11/27/basco-a-maglia-legaccio-uno-schema-in-italiano/

Ho trovato questo basco molto semplice, devo ancora fare il cappello alla mia bambola e credo che questo possa andare bene.
Prossimo lavoro!



giovedì 9 gennaio 2014

evoluzione degli strumenti di scrittura nel tempo

http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_ant/s/s050.htm


STILO, PENNELLO E PENNA. Le più antiche forme di scrittura, sviluppatesi nella "mezzaluna fertile" del medio Oriente, avevano come supporto l'argilla fresca su cui lo scriba tracciava i segni con uno stilo di legno o di canna per incidere la materia plastica. Per molti secoli gli strumenti furono naturali. Gli egizi usavano, per scrivere sui papiri, lo stelo della stessa pianta che, intinto nell'inchiostro, si sfilacciava a formare un pennello. I greci e i romani adottarono stili metallici per incidere le tavolette cerate o steli di graminacee per vergare con gli inchiostri vegetali i papiri e le pergamene. Fu Isidoro di Siviglia a parlare per primo, nel VII secolo, di penne di uccello utilizzate nella scrittura su pergamena. Per la particolare consistenza e durata nel Medioevo si affermarono le penne d'oca, che divennero il più diffuso strumento di scrittura fino all'Ottocento anche se avevano l'inconveniente di dover essere sovente temperate per ripristinarne l'efficienza. All'inizio dell'Ottocento apparvero in commercio penne d'oca tagliate in tre o più parti già temperate da fissare a particolari canne di metallo, anticipando così i modelli successivi di penna. Si era già pensato a pennini metallici in acciaio, ma la rigidezza ne sconsigliava l'uso. Il brevetto del 1830 dell'inglese J. Perry per apportare opportuni tagli e forature nei pennini d'acciaio esaltandone l'elasticità provocò la graduale scomparsa delle penne d'oca. I pennini d'acciaio montati su canne di legno o d'avorio lasciavano però cadere macchie d'inchiostro nel trasferimento dal calamaio al foglio. La soluzione poteva essere rappresentata da uno stilo, cavo all'interno, da riempire di inchiostro, cui si era cominciato a pensare sin dai primi anni del XVII secolo, quando si era tentato senza successo di riempire d'inchiostro la cavità di una penna d'oca. Il brevetto dell'inglese F.B. Foelsch, depositato nel 1809, per una penna a serbatoio, cannuccia e capsula con pennino aprì la strada alla progettazione e produzione delle penne stilografiche. Tra le altre tappe furono importanti il brevetto perfezionato e definitivo della stilografica depositato nel 1819 dall'inglese J. Sheffer e l'utilizzo, dal 1824, dei pennini d'oro con punta di rodio. Il successo delle stilografiche fu immediato: la facilità di riempimento del serbatoio dell'inchiostro e la fluidità e velocità di scrittura valsero ai nuovi strumenti di scrittura un universale riconoscimento, trattenuto solo dall'alto costo. La diffusione della plastica come materia prima a basso costo nella fabbricazione delle penne fu la ragione della grande popolarità delle stilografiche all'indomani della prima guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale comparve ed ebbe rapida diffusione la prima penna "a perdere" e cioè lapenna a sfera, più comunemente nota come biro (dall'inventore, l'ungherese L. Biró); essa consiste in una cannuccia di plastica contenente un inchiostro semisolido che viene trasferito sul foglio tramite una piccola sfera rotante collocata all'estremità della cannuccia. Ma nel frattempo era apparsa la macchina per scrivere





Principali marchi di penne stilografiche italiane

AURORA
La Aurora venne fondata nel 1919 a Torino, come Fabbrica Italiana Penne a Serbatoio Aurora, da Isaia Levi, un ricco finanziere e commerciante di tessuti, che subito dopo la prima guerra mondiale decise di investire nella produzione di questo strumento di scrittura. Levi già vedeva una presenza di tanti piccoli produttori nel distretto industriale di Settimo Torinese, ma decise di dare alla propria azienda una direzione precisa orientandola verso una produzione industriale che fosse all'avanguardia sia in termini tecnici che qualitativi, ma anche con una forte spinta verso la commercializzazione dei propri prodotti con iniziative pubblicitarie ed un sopporto molto accurato alle reti di vendita.
L'azienda nacque come produttore italiano imitando i modelli di penne stilografiche americani della stessa epoca, ma ottenne subito un buon successo per la qualità della produzione e la validità delle penne. In particolare poi l'azienda, in un periodo di forte nazionalismo e sotto le spinte autarchiche del regime fascista, fece fortemente leva nei suoi materiali promozionali sull'italianità delle sue penne, che poi, non essendo sottoposte a dazi doganali, avevano anche il vantaggio di un costo più basso.

La produzione iniziale prevedeva i classici modelli di penne rientranti (denominate R.A., da Rientrante Aurora), o con caricamento a contagocce realizzate in ebanite, ispirate ai modelli introdotti sul mercato dalle grandi aziende americane che, come la Waterman, iniziavano ad essere commercializzati anche in Italia. Queste erano penne in ebanite nera liscia o cesellata, molto più rari invece i modelli in ebanite marmorizzata rosso/nera; vennero prodotti anche modelli di lusso rivestiti in metallo placcato e laminato, ed anche in oro massiccio, che non avevano nulla da invidiare agli analoghi delle marche americane.
L'azienda, al contrario della concorrente OMAS, subì pesanti danni dai bombardamenti, nel 1945 gli impianti della sede di Via Basilica vennero distrutti da un incendio e le materie prime e gli archivi vennero persi, ma nonostante questo fu un grande sforzo per ricostruire le attività dagli stabilimenti di Strada dell'Abbazia di Stura, dove ancora oggi si trova l'azienda. Nel 1947, seguendo di nuovo le tendenze del mercato dettate dall'introduzione del modello 51 della Parker anche l'Aurora introdusse un modello a pennino coperto. Affidata al design dell'architetto industriale Marcello Nizzoli, la 88 è uno dei capolavori della produzione dell'azienda ed ebbe un enorme successo.
La 88 era dotata di un caricamento a stantuffo molto avanzato, con una filettatura differenziale, la penna era realizzata con un cappuccio metallico (in metallo placcato oro o di una lega di nickel e argento chiamata Nikargenta) con innesto ad incastro. Il corpo era in celluloide con una sezione trasparente, mentre il fondello era in ebanite. La penna era tecnologicamente e qualitativamente molto più avanzata di una 51, la sola parte realizzata a stampo era la guaina del pennino, dotato a sua volta di un sistema di alimentazione sofisticato che consentiva un afflusso regolare dell'inchiostro.
L'ultimo modello di rilievo storico è probabilmente la Hastil, realizzata su progetto del famoso architetto Marco Zanuso lanciata nel 1970, che riscosse un enorme successo internazionale, tanto che un esemplare di questa penna è esposto in permanenza al Museum of Modern Art di New York. Realizzata con un sottile corpo in acciaio lavorato di forma cilindrica, la penna è caratterizzata da un sistema di alimentazione molto raffinato (denominato Idrograph), da un pennino montato in posizione centrale e da un cappuccio dotato di una peculiare clip a scomparsa che rientra nel cappuccio in posizione di riposo, ma si apre quando la penna deve essere inserita in una tasca.

penna stilografica: elementi che compongono una penna stilografica

dal forum:
fountainpen.it



La penna stilografica, nota in ambito anglosassone come fountain pen sarebbe più propriamente qualificabile in italiano come penna a serbatoio.

PENNINO
Pennino (nib nel mondo anglosassone) è da sempre una delle parti più importanti di una stilografica, e svolge il compito finale di portare l'inchiostro sulla carta. I pennini da stilografica derivano da quelli usati in precedenza con la cannuccia; la differenza principale è che essendo una stilografica un oggetto molto più costoso e continuamente in contatto con l'inchiostro, questi vennero tradizionalmente realizzati in oro (con diverse carature, anche se la più comune resta quella a 14 carati, seguita da quella a 18) per avere una maggiore resistenza alla corrosione degli inchiostri dell'epoca.
In genere la punta del pennino viene realizzata fondendo direttamente sul posto una pallina di iridio (o materiale equivalente), questa poi viene tagliata in due dividendo la punta nelle due ali (tines), per la realizzazione del taglio (slit) attraverso cui deve passare l'inchiostro proveniente dall'alimentatore, necessario al funzionamento della stilografica, e levigata opportunamente per offrire una migliore scorRevolezza. In genere poi, sia per permettere la fuoriuscita dell'aria dal conduttore, che per rinforzare la parte terminale del taglio delle ali, il pennino viene dotato del cosiddetto foro di areazione, anche se in molti casi il solo scopo è quello di una maggiore robustezza meccanica e flessibilità. 

ALIMENTATORE
Benché sia probabilmente la parte di minor rilievo nell'aspetto estetico di una penna, l'alimentatore (chiamato anche conduttore, e feeder nel mondo anglosassone) è in realtà il cuore del funzionamento di una stilografica, e sul piano tecnico è probabilmente la componente più importante della stessa. E' infatti l'alimentatore a realizzare il delicato equilibrio di forze che consente il corretto passaggio dell'inchiostro dal serbatoio al pennino che lo deposita sul foglio di carta, ed una penna stilografica scrive bene proprio in quanto il suo alimentatore svolge correttamente il proprio compito.Inizialmente si trattava semplicemente di un cilindro di ebanite opportunamente smussato nella parte anteriore posta sotto il pennino per lasciare spazio per la scrittura, dotato sulla parte superiore del canale di alimentazione attraverso il quale l'inchiostro arriva dal serbatoio al pennino. Le prime variazioni si ebbero proprio nella costruzione del canale (e nella aggiunta di ulteriori scanalature all'interno per favorire il passaggio dell'inchiostro per capillarità. Attraverso lo stesso canale (anche se in seguito sono stati previsti anche possibili percorsi alternativi, scorre l'aria che subentra all'inchiostro che esce dal serbatoio della penna.

SEZIONE
Si indica con sezione (section nel mondo anglosassone) il blocco finale della punta della penna, quello in cui sono inseriti pennino ed alimentatore, presente su quasi tutte le stilografiche.
La sezione, oltre a servire per tenere in contatto pennino ed alimentatore, è anche il più comune punto di impugnatura della penna in fase di scrittura, e per questo presenta in genere una parte svasata che consente una presa più sicura.

CORPO O FUSTO


Il fusto, o corpo, (barrel nel mondo anglosassone) è in genere la parte di maggiore dimensione di una penna stilografica. Nelle penne moderne con caricamento a cartuccia non ha praticamente altro ruolo che quello di fornire un supporto per l'uso della penna e coprire la cartuccia, ma inizialmente, quando le penne erano caricate a contagocce, veniva utilizzato direttamente come serbatoio dell'inchiostro. Questo ruolo viene svolto ancora oggi con alcuni sistemi di caricamento come quello a stantuffo o a siringa rovesciata, nel qual caso è spesso dotato di parti trasparenti (finestrelle o intere sezioni) per consentire la visualizzazione del livello dell'inchiostro. Oltre al differenziarsi per le varie forme adottate dai produttori, il corpo ha subito anche l'evoluzione nell'uso dei materiali impiegati nella costruzione delle stilografiche, di cui appunto costituisce il componente più grande. Agli albori delle stilografiche era prevalentemente costruito in ebanite come il resto della penna, materiale che garantiva, dovendo servire da serbatoio dell'inchiostro, la necessaria resistenza chimica.
Con lo sviluppo della tecnologia sono stati utilizzati poi tutti gli altri materiali, a partire dal metallo (le prime furono probabilmente le Wahl All Metal Fountain Pen), alle prime resine artificiali come bachelitegalalite e celluloide, per passare negli anni '40 alle più comuni resine plastiche in uso ancora oggi.

CAPPUCCIO
Il cappuccio svolge sostanzialmente due funzioni, da una parte fornisce la protezione del pennino nei confronti di urti accidentali verso l'esterno, dall'altra protegge l'esterno dal contatto accidentale col pennino (e soprattutto con l'inchiostro portato dallo stesso) e da eventuali perdite.


FERMAGLIO
Benché le prime stilografiche non fossero dotate di fermaglio (clip nel mondo anglosassone) ed esistano ad esempio opportune custodie da tasca per le stesse (sono molto tipiche quelle della Swan) l'uso del fermaglio (posto in genere sul cappuccio) si è affermato in breve tempo come un elemento essenziale per consentire un semplice aggancio della penna alla tasca della camicia o della giacca, diventando una delle componenti più rilevanti, presenti sulla stragrande maggioranza delle penne.


FONDELLO

Ancorché non sia altrettanto diffuso e comune come gli altri elementi trattati finora, molti modelli presentano, in genere associato al loro meccanismo di caricamento, un fondello che copre la parte posteriore (intesa rispetto al pennino) del corpo della penna. Si tratta di un elemento non sempre presente, in quanto per molte penne la terminazione posteriore fa semplicemente parte del fusto della penna.

lavori in corso: knitting

non sono certo stata ferma tutto questo tempo, è solo che non  ho avuto il tempo di fare le foto e postarle, intanto vediamo se riesco a decidere quale maglione fare con questa lana:
drops baby merino

avevo iniziato a fare una lavorazione che avevo trovato su garnstudio, modello 82-3

http://www.garnstudio.com/lang/it/pattern.php?id=29&lang=it
dopo aver fatto il secondo intreccio ho deciso che non andava bene per me e l'ho sfilato "penelope" è il mio secondo nome.
adesso ho visto questo e mi piace molto, speriamo di essere riuscita a trovare quello che cercavo


dal web:

http://tempolibero.pourfemme.it/articolo/lavori-ai-ferri-spiegazioni-per-fare-un-cardigan-a-punto-pavone/6313/